Ben Affleck ha vinto con Argo l’Oscar per il miglior film del 2013.
Ben Affleck ha diretto tre film che si innestano virtuosamente nella tradizione del cinema americano più classico: Gone baby gone, The Town e Argo. Sin dal primo esordio dimostra di avere le qualità per interpretare e rinnovare quel cinema che nasce da una eccellente competenza formale – la lezione che Eastwood afferma aver appreso da Don Siegel su quella che azzardo definire un’economia del racconto (non a caso Argo vince anche per il montaggio, caposaldo di questa estetica), e dalla sensibilità necessaria per restituire allo spettatore racconti leggeri animati da personaggi pesanti. Il suo cinema credo possa tranquillamente proseguire nell’impietoso interrogarsi che è l’eccellenza di hollywood, proprio quando questo approccio lentamente dissolve ma mai si perde. Gli americani hanno tanti difetti ma una enorme virtù: nel cinema sanno annidare critiche spietate al loro essere al mondo, elevando questa arte a livelli enormi senza dover mai impoverire il linguaggio con onanismi o invadenze. Affleck è un regista mimetico, nel senso buono perchè ha la maestria di chi ti porta nel film e non ha bisogno di infilarti un dito nel naso per ricordarti che è suo. La cifra stilistica però è presente, una poetica bruna, irriguardosa verso il privato e inquieta rispetto allo storico e al sociale, una poetica che è anche politica come sempre laddove si eleva la politica a uno sguardo sul mondo che si distacca senza elevarsi, che si immerge senza perder fiato.
Ben #Affleck, un nuovo maestro da #Oscar
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